Benvenuto nel mio blog. Gli "attimi di vita" sono le mie poesie e i miei racconti.
Un tuo commento mi farà molto piacere. Grazie in anticipo.

lunedì 6 dicembre 2010

Il prossimo Natale...sarà diverso

“Che meraviglia i fiocchi di neve !! Come sono soffici...mi pizzicano il naso!!
Mancano poco più di due settimane a Natale. Marco e la sua mamma stanno rientrando a casa. E’ appena finita la scuola e stanno aspettando il tram.
La neve che ha iniziato a cadere nel primo pomeriggio ha imbiancato il marciapiede e scricchiola sotto le scarpe. La manina di Marco stringe forte quella della sua mamma e l’orecchio è attento per sentire lo sferragliare che indica l’arrivo del mezzo che finalmente li riporterà a casa.

Marco non vede l’ora di rientrare. La mamma gli ha promesso che nel pomeriggio prepareranno l’albero e il presepe e lui non sta più nella pelle.

“Ma quanto ci mette questo tram ! Sono stufo di aspettare” si lamenta Marco. Su da bravo abbi un po’ di pazienza “ gli dice la mamma “Perchè non provi a prendere i fiocchi di neve con la bocca” “Uau !!! Ottima idea !! Hai ragione mamma ma se non ci riesco ? “Dai prova basta aprire la bocca” lo incoraggia la mamma. “Ma non sanno di niente!” dice deluso Marco.
Fortunatamente proprio in quel momento sopraggiunge il tram e Marco e la sua mamma possono finalmente salire.
Marco è schiacciato fra una grossa signora che profuma di fiori e un signore che con l’ombrello gocciolante gli inumidisce i pantaloni.
Fortunatamente le fermate da fare sono solo quattro. Nel tram si sentono un sacco di odori e di profumi. Ci sono dei ragazzi che probabilmente sono stati da McDonald, sem-brano delle patatine fritte; una signora che ha una borsa con delle arance profumatissime, un uomo che sa di tabacco da pipa e proprio di fronte a Marco un neonato in braccio alla sua mamma profuma di borotalco e di latte.
“Ancora una fermata e poi scendiamo” dice la mamma. Marco stringe ancora più forte la sua mano.

Finalmente sono arrivati. Pochi passi e la mamma infila la chiave nella toppa del portone che si apre cigolando. “Il portinaio ha nuovamente dimenticato di lubrificare la serratura” pensa Marco.
Abitano al secondo piano. La mamma sale sull’ascensore ma Marco preferisce salire a piedi le scale. Quei due piani che ogni giorno fa quasi di corsa lo fanno sempre sentire libero ed indipendente.

Marco è affamato. La mamma affetta la torta e prepara velocemente una tazza di the. Si siedono e lui inizia a raccontarle quello che ha fatto a scuola. “La maestra ci ha fatto sentire le canzoncine di Natale e abbiamo iniziato a preparare gli addobbi per la recita. Io ho colorato di argento le ali degli angeli e di azzurro il vestito della Madonna. Io però volevo fare l’oreola di Gesù Bambino” si lamenta Marco. “L’aureola” lo corregge la mamma, “si dice A-U-R-E-O-L-A”. “Ma si quella cosa che brilla sulla testa, di quelli bravi” dice Marco. “Ma la maestra però ha deciso che la facesse Gianni e non è giusto perchè io sono più bravo a colorare”

“Quello che non è giusto” dice la mamma “è che tu ti stia lamentando, se la maestra ha deciso così ci sarà sicuramente un motivo, su veloce a finire la merenda, abbiamo un sacco di lavoro da fare prima che arrivi papà”.

Gli scatoloni con gli addobbi sono già sul pavimento del salotto. Non resta che aprirli e iniziare.

“ Voglio fare prima il presepe. Io metto il bue e l’asinello” Dov’è la capanna ? Facciamo la montagna ? Dov’ è il cammello ? E le ochette dove sono ?”

“Tranquillo Marco una cosa alla volta. Prima di tutto scartiamo le statuine e le allineiamo qui sul tavolo, poi facciamo la montagna, il ruscello e il laghetto.” dice la mamma.
Marco è euforico ma aiuta la mamma con tanto impegno che in brevissimo tempo il presepe è terminato.

“Adesso passiamo all’albero” gli dice la mamma. Iniziamo con le ghirlande di luci colorate, poi attaccheremo le palline di colore oro e rosso, poi per ultimo metteremo i capelli d’angelo”.
“Che profumo ha mamma questo albero di Natale. Sembra di essere in un bosco e non nel salotto di casa nostra”.

Marco è molto attento a non far cadere le palline colorate e pian piano l’albero prende forma.
Sono quasi le sette di sera e la mamma va in cucina a preparare la cena dicendo a Marco: “Fra meno di mezz’ora papà sarà a casa e avrà sicuramente appetito”.
Marco è un po’ stanco e si siede sul divano.

Uno scampanellio. “Papà è arrivato” urla Marco “vado io ad aprire!” Papà, papà abbiamo fatto l’albero e il presepe. Vieni con me” gli dice Marco e trascina il padre in salot-to.

“Ma è bellissimo” dice il suo papà prendendo Marco in braccio “siete stati bravissimi tu e la mamma!”
“Dici sul serio papà, sono proprio felice che ti piaccia” dice Marco stringendo forte in un abbraccio il suo papà.

Una lacrima intanto riga una guancia della mamma che pensa: “Anch’io sono felice piccolo mio, sono felice perchè tu sei felice, ma quando tempo dovrà ancora passare prima che tu possa vedere tutto ciò. Come ti piacerebbero tutte queste luci sfavillanti!!. I dottori hanno detto che ce la farai, ancora un intervento e finalmente potrai vedere come tutti noi. Il prossimo Natale ....sarà diverso !”

Gli occhi di papà incrociano lo sguardo della mamma, si sorridono: entrambi stanno pensando alla stessa cosa. Il prossimo Natale sarà diverso ma il piccolo Marco ancora non lo sa e continua a chiacchierare euforico e ad elencare ad una ad una le statuine che ha posizionato nel presepe e a spiegare al suo papà di come sia stato difficile mettere la ghirlanda e di come la mamma si sia spaventata quando per poco non ha fatto cadere la punta argentata.

La neve continua a cadere a piccoli fiocchi e le lacrime bagnano anche le guance di papà.

Il prossimo Natale si ...sarà sicuramente diverso !

sabato 13 novembre 2010

Foglie di novembre

Scricchiolano
sotto passi stanchi
reliquie di giorni felici.

Illuminano
di vividi colori
uggiosi frammenti di luce.

Danzano
senza pensieri
al soffio di dolenti melodie.

Emozioni

Sguardi che sfuggono
a no sussurrati a mezza voce.

Mani che si sfiorano,
carezze che bruciano come il fuoco.

Accelerano i battiti del cuore,
in pochi secondi d’eternità
la paura di volare.

mercoledì 27 ottobre 2010

Vorrei

Come vorrei tu fossi qui con me,
vorrei sentire la tua voce,
vorrei arrabbiarmi, ridere e piangere,
condividere anche un solo qualsiasi momento.

Perdonami le parole non dette,
i pensieri non condivisi,
i momenti non vissuti.

Una volta ancora sfiorare il tuo viso,
il tuo sorriso è nel mio cuore,
non ti potrò dimenticare…..mai.


Dedicata a tutti quelli che hanno perduto una persona cara, che la ricordano sempre ma, in modo particolare, in questi giorni.

giovedì 7 ottobre 2010

Senza pensieri

Senza pensieri
come un aquilone
che volteggia lieve
fra nuvole e gabbiani
…un desiderio di serenità?

Piccole onde si infrangono
sulla riva di intime sensazioni,
piccoli spruzzi sugli scogli
di sogni che promettono gioie
nascondendo dolori.

Le mani sulla sabbia,
lo sguardo perso all’orizzonte;
illanguidiscono i pensieri
su passioni ormai sopite,
risplende.. inquieta… una lacrima.

domenica 3 ottobre 2010

Dopo tanti anni….

“Accidenti, cosa mi è venuto in mente di organizzare questo viaggio e di rivedere Marta e Caterina dopo tanto tempo. Sono già le 7.15. Perderò il treno. Meno male un parcheggio. Perfetto, ci sto. E’fatta, ora non mi resta che entrare in stazione”
Il trolley con le ruote corre veloce assecondando l’andatura decisa di Sara. Binario 10. Il treno, il Frecciarossa, attende, come un cavallo tenuto per le briglie, di partire. Carrozza 5, posto 22 vicino al finestrino. Sara ce l’ha fatta: ora può finalmente rilassarsi.
Si è svegliata all’alba, ha preparato la colazione e lasciato un messaggio sul tavolo salutando tutti e raccomandando ai suoi bambini di stare bravi e di non far disperare la baby sitter e papà. I suoi piccoli di 4 e 6 anni erano beatamente addormentati. Anche se era di corsa si è fermata a osservarli per qualche minuto. Nei lettini, mezzi scoperti, le braccia sollevate in alto, i musetti un po’ corrucciati di chi sta facendo un sogno impegnativo, le manine aperte, le bocche socchiuse. Che voglia di dar loro un bacio, di far loro una carezza. Ma sarebbe stato troppo rischioso, avrebbero potuto svegliarsi e allora addio libera uscita. Un bacio al marito e poi via. Gli occhi fissi sull’orologio, la paura di perdere il treno.
Le 7.37, il treno sta partendo. Sara è talmente presa dai suoi pensieri che non si è neppure accorta che man mano il vagone si è riempito. Pendolari che fanno la spola fra Torino e Bologna, una coppia di inglesi, due studentesse con il naso nei telefonini. Davanti a lei marito e moglie di circa 70 anni, affiatati, distinti. Nel sedile a fianco a lei: nessuno.
Sara ha un libro nella borsa ed è riuscita ad acquistare un quotidiano prima di salire sul treno ma non ha voglia di leggere. Preferisce guardare fuori dal finestrino e lasciare vagare la mente. Erano anni che si ripromettevano di incontrarsi; si erano viste per l’ultima volta di fronte ai tabelloni con i risultati della maturità e dopo anni, quasi per caso, si erano ritrovate su facebook. Una sera Sara aveva lanciato la proposta di ritrovarsi tutte e tre a Venezia, una città che, per motivi diversi, era molto cara a tutte e tre. All’inizio tutto era sembrato facile, ma man mano erano iniziate le difficoltà e così era da parecchi mesi che rimandavano per una ragione o per l’altra.
Marta vive a Bologna ormai da molti anni. E’ la classica donna in carriera sempre in giro per il mondo per il suo lavoro, due Master ma nessun legame affettivo se non qualche breve storia fra un viaggio e l’altro. Caterina invece vive a Vienna. Si è sposata giovanissima con un austriaco conosciuto durante una vacanza, ha 4 figli e fa la mamma a tempo pieno. E lei Sara, una laurea in storia dell’arte, un passato da guida turistica e adesso un lavoro da impiegata che non la gratifica ma che le permette, grazie al part-time, di seguire i suoi bambini.
Il treno corre veloce, campi coltivati, paesi e cittadine passano davanti agli occhi di Sara ma lei non li vede o meglio non li guarda. Gli occhi persi dietro ai ricordi quando loro tre, giovanissime, si divertivano ad andare in via Roma a guardare le vetrine; il gelato da Gatsby, i primi appuntamenti sotto la scuola, le feste.
“Signora, signora… Sara quasi non si accorge che è arrivato il controllore. Tira fuori il biglietto dalla borsa, glielo sporge un po’ stranita. Si riscuote e si guarda intorno. Il signore di fronte a lei si è appisolato. La moglie sta leggendo. Una mano è delicatamente appoggiata sulla gamba del marito quasi a tranquillizzarlo e a ricordargli che lei c’è, che gli è vicino. Quanta tenerezza in un gesto così semplice.
Sara ritorna a perdersi nei suoi pensieri... improvvisamente si è ricordata di una scena dimenticata da anni. Era il suo 18° compleanno, i suoi le avevano organizzato una bellissima festa e lei aveva invitato compagni di classe e amici. La torta era fantastica e al momento di tagliarla l’avevano raggiunta anche i suoi genitori. Dopo aver spento le candeline aveva alzato lo sguardo e aveva visto la mamma sfiorare la mano del babbo. Un gesto lieve, delicato; si erano sorrisi e avevano sorriso a lei. Una luce nei loro occhi, la stessa luce che aveva scorto nello sguardo dei due anziani seduti di fronte a lei.
Quanto tempo era passato, quante cose erano successe da quando aveva compiuto i 18 anni e adesso era lì, su quel treno, e non vedeva l’ora di abbracciare le sue vecchie amiche.
Il treno corre sempre veloce, ha iniziato a piovere, grossi nuvoloni neri coprono il cielo, qualche lampo qua e là. Sara non sente i tuoni, il treno è talmente insonorizzato che nulla trapela dall’esterno. Altre stazioni, campi coltivati, un boschetto, piantagioni di cocomeri e distese di girasoli.
Il signore di fronte a lei si è svegliato al passaggio del carrello del caffè. Sollecito ha chiesto alla moglie se gradisse qualcosa ma lei con un sorriso ha rifiutato. Lui allora ha preso una bottiglietta d’acqua e ha iniziato a fare le parole crociate. Di tanto in tanto chiede alla moglie aiuto per qualche definizione, lei ogni volta alza lo sguardo dal libro e gli risponde. E’ un piacere guardarli. Sara prova persino un po’ di invidia, saranno così suo marito e lei fra qualche anno ?
Guarda l’ora le 9,15. Può chiamare casa e sentire dalla baby sitter se tutto procede bene. E’ fidata ed è con loro da diversi anni. I bambini l’adorano ma a Sara fa piacere salutare i suoi piccoli e fare due chiacchiere con loro. Prende il telefono, si alza, sorride alla coppia di fronte a lei e si sposta per parlare senza arrecare disturbo agli altri passeggeri.
“Mamma, mamma”. La gioia dei suoi piccoli è contagiosa, le parole si accavallano, vogliono parlare entrambi con lei, si strappano quasi il telefono dalle mani. Betty, la baby sitter, riesce finalmente a dirle due parole. Tutto procede bene. Hanno fatto colazione, si sono vestiti e adesso stanno per uscire a fare una passeggiata. Si fermeranno ai giardinetti, compreranno il pane e saranno di ritorno verso le 11.00. Sara è contenta, adora i suoi bambini. Manda un sms al marito. “Buon lavoro…tvb” Lo leggerà…le risponderà ? Lui non ama i messaggini, odia i socialnetwork, ogni tanto lei lo prende in giro “Un informatico….così poco tecnologico” Lui non se la prende ma continua a non rispondere ai suoi messaggi o se lo fa la risposta è sempre stringatissima …proprio come adesso. “tvb”
Ritornando a sedersi si accorge che ha smesso di piovere. Le nuvole non sono più grigie ma bianche; grossi nuvoloni pannosi che corrono veloci nel cielo terso. Sullo sfondo un arcobaleno, anzi due, uno di seguito all’altro, con i colori vividi, nitidi, scintillanti. Fantastico ! Sara non riesce a resistere e con gli occhi che brillano per l’emozione lo indica alla coppia seduta di fronte a lei. Anche loro ne sono estasiasti e si riempiono gli occhi con questa meraviglia della natura.
Le 9.35. Fra pochi minuti il treno arriverà nella stazione di Bologna. Appuntamento con Marta e poi via verso Venezia dove arriverà anche Caterina.
Sara saluta i suoi compagni di viaggio. Si avvia verso l’uscita. Mentre il treno entra in stazione intravede Marta. E’ elegantissima; il trolley rosso fiammante si staglia nel grigiore della pensilina.
Sara è emozionata; sorridendo scende dal treno.

Ho lottato

Mi sono persa in tristi pensieri
dove nuvole nere
oscurano l’orizzonte
nascondendo dolci raggi di sole.

Ho nascosto lacrime che bruciano
sorridendo persino con la voce,
….inultilmente
ho lottato, pregato, sperato.

Sconfitta e dolorante.
troverò mai il coraggio di ritentare
o riuscirò a dire basta
per ricominciare a volare ?

giovedì 19 agosto 2010

Una vita in frantumi

Ricordi di un sentimento
chiamato amore.

Istanti di una vita
impossibili da dimenticare.

Non mi lascerò andare alla deriva
combatterò.

Anche se non mi vorrai,
io ci sarò.

lunedì 16 agosto 2010

Nuvole

Potrebbero essere sogni
segni indelebili del tempo
sospiri lasciati dal vento
….spruzzi di mare.

Potrebbero essere fantasie
immagini dettate dal cuore
ideali d’amore
….farfalle nel vento.

Potrebbero essere gioia
grida festose di bimbi
il sorriso di una mamma
….fiori che sbocciano.

Potrebbero essere emozioni
sguardi persi all’orizzonte
il bacio di un innamorato
….un cuore che batte.


Finalista al Concorso "Io racconto" Firenze 6 novembre 2010

domenica 14 marzo 2010

Buon compleanno...piccolo mio

Sarò al tuo fianco,
anche se non mi vorrai,
anche se non mi vedrai.

Di fronte alle piccole cose
indifeso il cuore,
lacrime e gioia di vivere.

Sentimenti contrastanti
voglia di nuove esperienze,
inquietudini, trasformazioni.

Quando verrà quel giorno
in cui la paura di soffrire
non ti permetterà di sorridere.
io ci sarò ….come sempre.

sabato 13 marzo 2010

Volare

Un momento di grande tristezza,
un incontro inaspettato
non cercato, non voluto.

Parole sussurrate e confidenze
l’anima che si scopre a poco a poco.

Timori, dubbi e incertezze
e la grande, infinita paura
di riprovare a volare ritrovando se stessi.

martedì 16 febbraio 2010

Per chi soffre

Lacrime
scendono lungo le guance
bruciano….
catartiche piccole gocce
Singhiozzi
lacerano l’anima
sospiri
invadono il cuore.
Angoscia
squarcia ogni mio pensiero
gioia
riempi il mio cuore.

Figlio

Una dolce melodia,
una musica che incanta,
una stella che scintilla,
una danza che non c’è.

Ecco, il tempo si è fermato
un sorriso già sfumato,
una luce all’orizzonte
il futuro sia per te.

martedì 26 gennaio 2010

Dal mio Diario

9 settembre 2002

Faccia lavata, capelli pettinati, grembiulino ben stirato, fazzoletto in tasca. Dopo le foto di rito usciamo di casa e ci avviamo verso la scuola elementare. E’ il tuo “primo giorno di scuola”. Non sei emozionato o se lo sei non lo dai a vedere. Andiamo a scuola a piedi. Trotterelli al mio fianco e non smetti di parlare. La tua manina stringe forte la mia. Sembri veramente felice di iniziare questa nuova avventura.

Dopo aver atteso per alcuni minuti con le altre mamme e gli altri bambini di fronte all’ingresso della scuola finalmente si entra. La tua manina stringe più forte la mia. Non parli più. Il tuo passo si fa più titubante. Sembra persino che tu trascini un po’ i piedi.

Le Maestre ci attendono sorridenti sulla porta e vi salutano ad uno ad uno. Per ciascuno una parola gentile, un complimento. Vi fanno accomodare nei banchi. Tu vai verso la prima fila e ti fermi vicino al banco proprio di fronte alla cattedra. Con fare sicuro posizioni lo zaino dietro alla sedia. Agganci gli spallacci allo schienale. Io non ci avrei mai pensato, ma tu lo fai senza esitazione. Ti siedi ed io mi accorgo di quanto in realtà tu sia piccolo. I tuoi piedi non toccano terra, a fatica riesci a mettere le braccia conserte appoggiate sul banco. Mi guardo intorno: sei sicuramente il più piccolo ma ci sono anche altri bambini minutini. Meno male !

La Maestra bionda incomincia a parlare. Ci illustra a grandi linee le regole della scuola e la programmazione, poi fa l’appello.

Mentre scorrono i nomi mi accorgo che la mia mente inizia a vagare ed improvvisamente è come se facessi un salto indietro nel tempo. Rivedo la dottoressa che prima ancora che tu nascessi mise il mio nome fra quello delle future mamme di bimbi handicappati, rivedo il medico che, senza batter ciglio mi disse, quando non avevi ancora un mese, che probabilmente non avresti mai camminato e che non si poteva sapere se la tua intelligenza sarebbe stata normale.

Mi passano davanti agli occhi le innumerevoli stanze di o-spedale nelle quali abbiamo soggiornato, i viaggi a Genova all’ospedale Gaslini, le attese di fronte alla sala operatoria e.... mi accorgo che le mie guance sono rigate di lacrime. Improvvisamente mi scuoto. La Maestra ci sta salutando.

Con le altre mamme esco da scuola. Una mi si avvicina e mi chiede gentilmente se vada tutto bene. Pensa che la mia commozione sia dovuta al primo giorno di scuola: altre mamme infatti hanno gli occhi lucidi. Scambio con lei alcune battute, la ringrazio e mi avvio verso casa.

Non riesco a smettere di piangere. Le lacrime che ho trattenuto per anni, che non ho mai versato nelle quotidiane difficoltà non si fermano. In realtà però sono lacrime di gioia. Sono felice perchè sei, a tutti gli effetti, come gli altri bambini e con gli altri stai vivendo il tuo primo giorno di scuola. Sicuramente dovrai sottoporti ad altri interventi chirurgici e a molte ospedalizzazioni ma quello che conta è che in questo momento tu sia lì come i tuoi coetanei.

Sono passate due ore e sono nuovamente davanti alla scuola. Dovresti uscire fra pochi minuti. La commozione è scomparsa ed io sono la mamma di sempre: sicura, decisa, sorridente.

Esci quasi correndo mi abbracci forte e inizi a raccontarmi del tuo “primo giorno di scuola”. Sei entusiasta. La tua gioia è contagiosa e non smetti di parlare. Sei affamato e non vedi l’ora che sia domani per poter imparare tante cose interessanti.

Mi parli delle tue Maestre, di quella bionda simpatica e carina, di quella bruna che sembra più severa ma che in realtà è molto materna, dei tuoi nuovi compagni: di quello ciccione, di quello così simpatico che ha anche un fratello gemello, della bambina peppia, di quella timida timida e della tua compagna della materna che quasi non hai riconosciuto.

Sei veramente contento ed io sono sinceramente felice per te.



18 giugno 2007

Sono passati 5 anni ed io ho in mano la tua pagella di Quinta. Ho appena terminato di parlare con le tue Maestre: la bionda e la bruna del tuo primo giorno di scuola. Non ho ricevuto che complimenti e mi sono persino un po’ commossa.

Dalla Prima sei sempre stato fra i primi della classe: sulle tue pagelle tutti ottimo e distinto e anche adesso che hai terminato la scuola Primaria i tuoi risultati sono fra i migliori, se non i migliori della classe.

Entusiasta e chiacchierone, un po’ agitato e precipitoso ma, come hanno detto le tue Maestre, che sono sempre state molto severe ed esigenti, veramente un bambino ecceziona-le.

E dire che non passi le tue giornate solo a studiare: fai abitualmente attività sportiva e partecipi attivamente agli scout. Sei rimasto il più piccolo della classe ma non sfiguri più in mezzo ai tuoi compagni.

Andiamo ancora di tanto in tanto in ospedale ma per te non è mai stato un problema. Sei socievole e trovi sempre degli altri bambini con cui chiacchierare o giocare.

Insieme, sempre uniti, con papà e la tua sorellina, abbiamo affrontato tante difficoltà ma le abbiamo sempre superate.

Lo sappiamo: hai un handicap, ma la tua vita è normale e normale, noi siamo certi, sarà il tuo futuro.


Seconda Classificata Sezione Narrativa a Tema Concorso Letterario Prader Willi Anno 2007

mercoledì 20 gennaio 2010

Sogni ...d'inverno

Gennaio,
freddo mattino d’inverno
esili fili scintillanti
brillano al pallido sole
piccoli ricami argentati,
arabeschi preziosi.

Scricchiolano,
si sciolgono al sole
come i sogni dei quali
la memoria, a volte,
solo al mattino rimane.

Non voglio vederli svanire
un desiderio ….poterli sfiorare,
anche se solo una volta
nel mio fragile miraggio.

sabato 9 gennaio 2010

Vita

Un passo dopo l’altro
come pagine consunte di un libro riletto molte volte
una vita vissuta troppo in fretta.

Sogni calpestati che vogliono volare via
promesse di sorrisi non mantenuti
lacrime, sospiri e parole non dette.

Soltanto oggi

Soltanto oggi

Soltanto oggi,
non ieri
mai e poi mai domani.

Oserò perdermi nei tuoi occhi,
mi inebrierò del tuo sorriso
lascerò parlare l’anima.

Ascolterò,
ascolterò come in un sogno i tuoi sospiri
e il battito lieve del mio cuore.

I tuoi pensieri mi nasconderanno,
non sarai libero …..mai più.

In silenzio camminando

In silenzio
senza meta
immagini di pensieri,
sorrisi, sospiri.....

Nuvole corrono veloci,
un battito d'ali,
un fiocco volteggia leggero,
mi sfiora.