Benvenuto nel mio blog. Gli "attimi di vita" sono le mie poesie e i miei racconti.
Un tuo commento mi farà molto piacere. Grazie in anticipo.

mercoledì 27 ottobre 2010

Vorrei

Come vorrei tu fossi qui con me,
vorrei sentire la tua voce,
vorrei arrabbiarmi, ridere e piangere,
condividere anche un solo qualsiasi momento.

Perdonami le parole non dette,
i pensieri non condivisi,
i momenti non vissuti.

Una volta ancora sfiorare il tuo viso,
il tuo sorriso è nel mio cuore,
non ti potrò dimenticare…..mai.


Dedicata a tutti quelli che hanno perduto una persona cara, che la ricordano sempre ma, in modo particolare, in questi giorni.

giovedì 7 ottobre 2010

Senza pensieri

Senza pensieri
come un aquilone
che volteggia lieve
fra nuvole e gabbiani
…un desiderio di serenità?

Piccole onde si infrangono
sulla riva di intime sensazioni,
piccoli spruzzi sugli scogli
di sogni che promettono gioie
nascondendo dolori.

Le mani sulla sabbia,
lo sguardo perso all’orizzonte;
illanguidiscono i pensieri
su passioni ormai sopite,
risplende.. inquieta… una lacrima.

domenica 3 ottobre 2010

Dopo tanti anni….

“Accidenti, cosa mi è venuto in mente di organizzare questo viaggio e di rivedere Marta e Caterina dopo tanto tempo. Sono già le 7.15. Perderò il treno. Meno male un parcheggio. Perfetto, ci sto. E’fatta, ora non mi resta che entrare in stazione”
Il trolley con le ruote corre veloce assecondando l’andatura decisa di Sara. Binario 10. Il treno, il Frecciarossa, attende, come un cavallo tenuto per le briglie, di partire. Carrozza 5, posto 22 vicino al finestrino. Sara ce l’ha fatta: ora può finalmente rilassarsi.
Si è svegliata all’alba, ha preparato la colazione e lasciato un messaggio sul tavolo salutando tutti e raccomandando ai suoi bambini di stare bravi e di non far disperare la baby sitter e papà. I suoi piccoli di 4 e 6 anni erano beatamente addormentati. Anche se era di corsa si è fermata a osservarli per qualche minuto. Nei lettini, mezzi scoperti, le braccia sollevate in alto, i musetti un po’ corrucciati di chi sta facendo un sogno impegnativo, le manine aperte, le bocche socchiuse. Che voglia di dar loro un bacio, di far loro una carezza. Ma sarebbe stato troppo rischioso, avrebbero potuto svegliarsi e allora addio libera uscita. Un bacio al marito e poi via. Gli occhi fissi sull’orologio, la paura di perdere il treno.
Le 7.37, il treno sta partendo. Sara è talmente presa dai suoi pensieri che non si è neppure accorta che man mano il vagone si è riempito. Pendolari che fanno la spola fra Torino e Bologna, una coppia di inglesi, due studentesse con il naso nei telefonini. Davanti a lei marito e moglie di circa 70 anni, affiatati, distinti. Nel sedile a fianco a lei: nessuno.
Sara ha un libro nella borsa ed è riuscita ad acquistare un quotidiano prima di salire sul treno ma non ha voglia di leggere. Preferisce guardare fuori dal finestrino e lasciare vagare la mente. Erano anni che si ripromettevano di incontrarsi; si erano viste per l’ultima volta di fronte ai tabelloni con i risultati della maturità e dopo anni, quasi per caso, si erano ritrovate su facebook. Una sera Sara aveva lanciato la proposta di ritrovarsi tutte e tre a Venezia, una città che, per motivi diversi, era molto cara a tutte e tre. All’inizio tutto era sembrato facile, ma man mano erano iniziate le difficoltà e così era da parecchi mesi che rimandavano per una ragione o per l’altra.
Marta vive a Bologna ormai da molti anni. E’ la classica donna in carriera sempre in giro per il mondo per il suo lavoro, due Master ma nessun legame affettivo se non qualche breve storia fra un viaggio e l’altro. Caterina invece vive a Vienna. Si è sposata giovanissima con un austriaco conosciuto durante una vacanza, ha 4 figli e fa la mamma a tempo pieno. E lei Sara, una laurea in storia dell’arte, un passato da guida turistica e adesso un lavoro da impiegata che non la gratifica ma che le permette, grazie al part-time, di seguire i suoi bambini.
Il treno corre veloce, campi coltivati, paesi e cittadine passano davanti agli occhi di Sara ma lei non li vede o meglio non li guarda. Gli occhi persi dietro ai ricordi quando loro tre, giovanissime, si divertivano ad andare in via Roma a guardare le vetrine; il gelato da Gatsby, i primi appuntamenti sotto la scuola, le feste.
“Signora, signora… Sara quasi non si accorge che è arrivato il controllore. Tira fuori il biglietto dalla borsa, glielo sporge un po’ stranita. Si riscuote e si guarda intorno. Il signore di fronte a lei si è appisolato. La moglie sta leggendo. Una mano è delicatamente appoggiata sulla gamba del marito quasi a tranquillizzarlo e a ricordargli che lei c’è, che gli è vicino. Quanta tenerezza in un gesto così semplice.
Sara ritorna a perdersi nei suoi pensieri... improvvisamente si è ricordata di una scena dimenticata da anni. Era il suo 18° compleanno, i suoi le avevano organizzato una bellissima festa e lei aveva invitato compagni di classe e amici. La torta era fantastica e al momento di tagliarla l’avevano raggiunta anche i suoi genitori. Dopo aver spento le candeline aveva alzato lo sguardo e aveva visto la mamma sfiorare la mano del babbo. Un gesto lieve, delicato; si erano sorrisi e avevano sorriso a lei. Una luce nei loro occhi, la stessa luce che aveva scorto nello sguardo dei due anziani seduti di fronte a lei.
Quanto tempo era passato, quante cose erano successe da quando aveva compiuto i 18 anni e adesso era lì, su quel treno, e non vedeva l’ora di abbracciare le sue vecchie amiche.
Il treno corre sempre veloce, ha iniziato a piovere, grossi nuvoloni neri coprono il cielo, qualche lampo qua e là. Sara non sente i tuoni, il treno è talmente insonorizzato che nulla trapela dall’esterno. Altre stazioni, campi coltivati, un boschetto, piantagioni di cocomeri e distese di girasoli.
Il signore di fronte a lei si è svegliato al passaggio del carrello del caffè. Sollecito ha chiesto alla moglie se gradisse qualcosa ma lei con un sorriso ha rifiutato. Lui allora ha preso una bottiglietta d’acqua e ha iniziato a fare le parole crociate. Di tanto in tanto chiede alla moglie aiuto per qualche definizione, lei ogni volta alza lo sguardo dal libro e gli risponde. E’ un piacere guardarli. Sara prova persino un po’ di invidia, saranno così suo marito e lei fra qualche anno ?
Guarda l’ora le 9,15. Può chiamare casa e sentire dalla baby sitter se tutto procede bene. E’ fidata ed è con loro da diversi anni. I bambini l’adorano ma a Sara fa piacere salutare i suoi piccoli e fare due chiacchiere con loro. Prende il telefono, si alza, sorride alla coppia di fronte a lei e si sposta per parlare senza arrecare disturbo agli altri passeggeri.
“Mamma, mamma”. La gioia dei suoi piccoli è contagiosa, le parole si accavallano, vogliono parlare entrambi con lei, si strappano quasi il telefono dalle mani. Betty, la baby sitter, riesce finalmente a dirle due parole. Tutto procede bene. Hanno fatto colazione, si sono vestiti e adesso stanno per uscire a fare una passeggiata. Si fermeranno ai giardinetti, compreranno il pane e saranno di ritorno verso le 11.00. Sara è contenta, adora i suoi bambini. Manda un sms al marito. “Buon lavoro…tvb” Lo leggerà…le risponderà ? Lui non ama i messaggini, odia i socialnetwork, ogni tanto lei lo prende in giro “Un informatico….così poco tecnologico” Lui non se la prende ma continua a non rispondere ai suoi messaggi o se lo fa la risposta è sempre stringatissima …proprio come adesso. “tvb”
Ritornando a sedersi si accorge che ha smesso di piovere. Le nuvole non sono più grigie ma bianche; grossi nuvoloni pannosi che corrono veloci nel cielo terso. Sullo sfondo un arcobaleno, anzi due, uno di seguito all’altro, con i colori vividi, nitidi, scintillanti. Fantastico ! Sara non riesce a resistere e con gli occhi che brillano per l’emozione lo indica alla coppia seduta di fronte a lei. Anche loro ne sono estasiasti e si riempiono gli occhi con questa meraviglia della natura.
Le 9.35. Fra pochi minuti il treno arriverà nella stazione di Bologna. Appuntamento con Marta e poi via verso Venezia dove arriverà anche Caterina.
Sara saluta i suoi compagni di viaggio. Si avvia verso l’uscita. Mentre il treno entra in stazione intravede Marta. E’ elegantissima; il trolley rosso fiammante si staglia nel grigiore della pensilina.
Sara è emozionata; sorridendo scende dal treno.

Ho lottato

Mi sono persa in tristi pensieri
dove nuvole nere
oscurano l’orizzonte
nascondendo dolci raggi di sole.

Ho nascosto lacrime che bruciano
sorridendo persino con la voce,
….inultilmente
ho lottato, pregato, sperato.

Sconfitta e dolorante.
troverò mai il coraggio di ritentare
o riuscirò a dire basta
per ricominciare a volare ?